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Indignarsi

L’indignazione è una virtù, o è un semplice movimento emotivo, che lo stoicismo cristiano (leggi anche: giansenismo) condanna?
Domanda: le reazioni emotive possono trasformarsi in virtù? Esse sono fuori della beatitudine di Gesù, rivolta ai “miti”?

Quando Gesù inveiva contro i farisei oppure rovesciava i banchi dei venditori contraddiceva la mitezza? Lui che nelle sue parole era sempre dentro con se stesso, con la propria esperienza interiore personale? Insomma un Gesù che dice e non fa, proprio come notava a riguardo dei maestri spirituali del suo tempo, i quali dicevano e non facevano. Egli indica alla gente di guardarsi da questo tipo di persone.

Perché rovesciare i banchi dei commercianti, quando il loro plateatico era riversato nel “tesoro del tempio”?

E se non ci accorgessimo che l’indignazione può diventare una virtù, soprattutto quando l’indignazione si trasforma in azione… in rovesciamento di tavoli? Quando l’indignazione è in vista della gloria di Dio (la casa di mio Padre), o della difesa dei deboli e degli oppressi (non imitate i farisei!), allora essa decisamente assurge a virtù e a merito.

Per Gesù era così. Per noi, le nostre indignazioni erano per amore di Dio e per amore del debole?

Quanti deboli, oggi, bistrattati! Deboli perché così la società civile o religiosa li vuole sottomessi, senza diritto a pensare e ad agire. Ecco perché il debole si indigna, e l’indignazione diventa preghiera e azione.

19.10.16