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La completezza

L’uomo si conosce pienamente, soltanto nel confronto reale e pacato con la donna. L’uomo deve incontrarsi con la donna per misurare se stesso. Ciò avviene reciprocamente nella donna. I modi e le circostanze di tale incontro sono infiniti, e vanno dal matrimonio, all’amicizia spirituale. L’incontro con l’altro sesso genera la completezza dell’essere due in una sola realtà umana.

Ho udito dei giornalisti scandalizzati, nell’aver scoperto che Giovanni Paolo II coltivava una amicizia femminile. Poveri giornalisti, che non sentono il sapore delle realtà, se non vi trovano uno scandalo!

Si dovrebbero scandalizzare di Francesco e Chiara, di Teresa d’Avila e Giovanni, del Sales e della Chantal… Eppure dal loro incontro, la Chiesa si è illuminata. Quando i due sessi, maturati, si incontrano ciascuno comprendendo l’altro, comprendono se stessi.

Nella Bibbia, nel bene e nel male, l’incontro uomo-donna è normalmente scontato. Che l’incontro sia tra i singoli (come nel matrimonio), o tra una persona e numerose altre, dipende dalle circostanze. L’importante è che l’incontro riporti la persona a prendere coscienza e possesso di se stessa, mentre si raffronta all’altro.

La difficoltà contro la maturazione, sorge quando il rapporto con l’altro sesso è evitato. Così la maturazione del sé è compromessa. L’altro sessuale è uno strumento della definizione della propria persona. La persona non definita corre il rischio di non maturare e di fermarsi a livelli anteriori o arcaici. Ossia corre il pericolo di restare chiusa nel proprio narcisismo, scorgendo nell’altro solo lo specchio di se stesso.

12.03.16