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La scelta difficile e necessaria

Ho sorriso, pur nella non semplice problematica (solo problematica?) del gender, quando mi è sovvenuto una esclamazione di un vigile urbano.
Egli presidiava una porta di una scuola, durante l’uscita degli scolari. Notò un uomo piuttosto grasso lì fermo da molto tempo. Gli si avvicinò e gli chiese: “Scusi, che cosa fa qui?”. E l’altro: “Aspetto un bambino!”. E il vigile: “Ah, già. È gender!”.

Fuori da questa amena situazione mi sono dovuto interessare di un bambino, che non sapeva che cosa dire di sé. Difatti era il quinto dei maschietti avuti da una donna, la quale, dopo i quattro maschi, desiderava fortemente l’avvento di una femminuccia.

Arrivò invece un maschietto, ma la donna si rifece: lo vestì da bambina, gli diede i giochi delle bambole, lo chiamò Andrea (nome evidentemente bisessuale). Insomma nella sua immaginazione continuava a trattare il bambino da bambina. Il bambino stesso cercò di convincersi di essere una bambina, pur sentendo in sé tensioni diverse dal suo presunto stato di bambina.

Ho incontrato anche situazioni reciproche, ossia di bambine trattate da maschietti, oppure bambine, che desideravano esser maschi, perché in casa i maschi erano privilegiati da papà, ma soprattutto dalla madre.

L’influsso dell’ambiente creava in questi piccoli insicurezze della percezione di se stessi. Essi erano sulla corda dell’incertezza di essere o maschio o femmina, e nella situazione di una scelta difficile.

L’unica via, piuttosto faticosa, era quella di far uscire dal loro mondo emotivo (non tanto da quello cognitivo, influenzato dall’ambiente) certe percezioni del loro sentirsi essere autentico.

03.12.15

L’altro e altro

E così avvenne che gli sposi si trovarono con tre lavastoviglie tra i regali. È il destino cui andiamo incontro quando noi crediamo di far piacere agli altri, seguendo le nostre idee, senza interessarci degli altri.

Quanti sono così ciechi e sordi, che si immaginano che ciò che piace loro, piaccia anche agli altri! Non sono capaci di traslocare. Credono che fuori di loro, il mondo non esista. Perfino quando credono di recare piacere agli altri secondo le proprie idee, recano offesa al prossimo.

Se una persona ama la semplicità, evita le cerimonie e le feste, ecco la sempre presente persona superficiale, che si diletta delle esteriorità, che pretende di far piacere alla persona semplice, allestendole festeggiamenti smargiassati. Questo tale non reca piacere al semplice, ma si bea con quelle esteriorità, che a lui piacciono.

Per far piacere a una persona, prima è necessario svestirsi delle proprie pretensioni, entrare nel mondo e nella sensibilità della persona, che si vuol dilettare, e scegliere ciò che a quella persona conviene o piace.

Quanti anziani sono offesi, perché si pretende di trattarli con modi adatti ai giovani! La sofferenza dell’anziano viene solo in parte dalla gravezza dell’età, ma soprattutto dall’ambiente che “non li lascia in pace”. Quanti malati e indeboliti sono traditi da persone che li vogliono “stimolare”.

Può sembrare strano, ma neppure le donne hanno sempre l’accortezza opportuna. Ho presente due situazioni. La  prima, quando ero in ferie, e sentivo urlare una donna contro il marito, che non si muoveva: il marito era malato di cancro e poco dopo morì. La seconda, una moglie che costrinse il marito, appena uscito da un’operazione alle gambe, di camminare per un chilometro… perché si muovesse!

19.03.15