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L’essenziale 

Dovevo arrivare alla somma di anni per costatare la mia intima tendenza nell’agire e nel creare: semplicità, linearità, funzionalità. Tutto il resto per me, anche perché sono maschio, è prettamente superfluo.

Semplicità: i fronzoli mi sono estranei, e, quando li vedo, disturbanti. Anche nelle piccole cose che creo, nella musica, nella pittura, nella scuola, nella letteratura, nella messa, nella confessione, nel lavoro di consulenza e in molte altre circostanze, il soprappiù mi indispone. Questo, quando l’incontro fuori di me, lo critico. Mi verrebbe anche di condannare qualcuno, ma poi penso che ogni persona è libera di accarezzare, con cura e con costanza, le proprie malattie.

Linearità. Si sa, e lo si legge nei manuali che il maschio ha anche una struttura fisica lineare. Egli manca di mammelle e di natiche sporgenti.

Alla configurazione fisica corrisponde una linearità psichica. Quando egli legge un libro o un articolo, che la tira per le lunghe, butta via lo scritto. La sintesi, l’andare subito all’osso delle cose, lo rende pago e informato.

La funzionalità. È ovvio chiedersi “Ciò che faccio, che scrivo, che dico, serve a qualche cosa? A che cosa serve? La mia casa e il mio laboratorio, la mia chiesa, contengono elementi utili, o aggiunte inutili?”

Se la cosa serve, allora tutti i mezzi necessari, anche costosi, sono accolti e voluti. Sotto questo riguardo è un magnifico esempio S. Massimiliano Kolbe.

24.02.15