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Per invidia

10.05.12

Piccole, nascoste, quotidiane, oppure grandi, pubbliche, storiche: sono le persecuzioni contro gli inermi e i buoni. Le persecuzioni sono condotte dai violenti, e perciò dai frustrati. Una persona tranquilla con se stessa e con gli altri è inetta a perseguitare.

Il persecutore (Nerone, Stalin, il tabaccaio o la comare) è mosso fondamentalmente dall’invidia. Parliamo del persecutore gratuito, quello che non è mosso dalla vendetta o istigato dai furbi.

Il persecutore, soprattutto se casalingo, invidia il benessere psichico, finanziario o spirituale del perseguitato. Non riesce a sopportare la superiorità morale e spirituale della persona invidiata. Si tratti di lager, di stalking, di mormorazioni, l’invidia è la molla.

Nei piccoli gruppi la persecuzione è raffinata e costante, nascosta e perversa, continua e demolitrice.

L’invidia muove il mondo ad autodistruggersi. L’invidia: quella che, nel mito, inizia in veste di serpente che non sopporta la felicità di Eva e di Adamo. I veri buoni recano sempre fastidio, a chi ha deciso per la cattiveria. Costui decide di sopprimere i buoni, perché questi - come dice il libro sapienziale - sono un rimprovero vivente contro le opere dei malvagi.

Gesù è il caso più genuino della persecuzione, mossa dall’invidia contro il bene. Gesù vittima, esempio più evidente dell’innocente perseguitato. E Giuseppe da Copertino?

Sono perseguitati non soltanto i buoni, ma anche gli intelligenti, ad opera dei mediocri.

Non occorre ricordare Galileo, basta guardare alle sofferenze patite dal “secchione”, inflittegli dai bulli. Questi, essendo vigliacchi, si riuniscono per torturare il più bravo e più serio della classe. Essere buoni e intelligenti, coincide con l’essere perseguitati.

GCM 24.11.11