HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2012 > Elogio della debolezza 5

Elogio della debolezza 5

10.06.12

Non abbiamo ricevuto nulla con il nostro sforzo notturno, ma “nel tuo nome” getterò le reti.

Ecco la debolezza dichiarata, eppure confidente. Sfiduciata di sé, ma ancora capace di fidarsi.

Una fede che non cessa con la sconfitta, ma che parte dalla sconfitta. Dal profondo “io grido a te, o Signore”.
L’abisso ricco di speranza e di fiducia. La debolezza feconda. Feconda di una sola possibilità residua, eppure indirizzata alla salvezza. La debolezza sposata alla speranza e alla preghiera

Dal profondo grido.

La forza, nell’abisso, di poter ancora invocare, è il grande inizio di una forza inedita, quella che in noi viene istillata da Dio.

Più l’abisso è profondo, più è vicino alla forza di Dio.

Una cospicua parte della dinamica dei salmi è ritrovare la speranza in Dio, proprio nel caos delle vicende umane.
L’uomo afflitto, in pericolo, umiliato, che grida al Signore, l’unico capace di sostenerlo e di riportarlo alla luce.

E’ una interminabile vetrina di sofferenza impotente, che trova l’unico barlume di luce, nel sapere che Dio salverà. Si nota chiaramente l’impotenza umana, la debolezza e l’assenza di ogni pianificazione, che sfocia direttamente nella consapevolezza e nella fiducia della presenza e dell’aiuto di Dio.

Debolezza totale, non elaborabile da mano umana, ma affidata solamente nelle mani di Dio.

Anche sotto questo risvolto si nota la debolezza della “carne” (uomo) e la speranza nello “spirito” (vitalità) di Dio.

18. 05.12