In seminario, da ragazzi, ci raccomandavano di “vivere alla presenza di Dio”. Poi ci indicavano ciò che includeva questo vivere: offrire le azioni a lui, ricordarci spesso di lui, non offenderlo mai...
Erano esercizi ottimi, ma spesso mi inducevano, più che a vivere alla presenza di Dio, a vivere il pensiero e gli sforzi personali riguardanti tale presenza.
Vivere alla presenza di Dio è la cosa più naturale del mondo e non dipende dal mio concentrarmi. Semplicemente, io già vivo alla presenza di Dio, perché Dio è sempre presente a me. Nell’Antico Testamento troviamo scritto che nessun Dio è presente come il nostro Dio, che è sempre presente quando lo invochiamo.
Dove noi siamo, lui è.
Questa semplice realtà rende confidente e diretta la nostra preghiera, ci dona la fresca sensazione di pienezza e la sicurezza che lui ci guarda e vive con noi la nostra vita.
Ricordarci che lui è qui, è sorridere continuamente alla vita. Si sente che il nostro stare e il nostro camminare sono sempre accompagnati. E ogni persona che ci sta accanto e cammina con noi, è null’altro che la sua presenza che si manifesta, come l’angelo che accompagnava Giacobbe, o quello che accompagnava Tobia. Nulla si sottrae a questa presenza, anzi tutto la richiama e la attua.
Vivere alla presenza di Dio è accettare cordialmente questa presenza, ed esserne felici. Lo Spirito Santo ci suggerisce tale accettazione, e stimola in noi la felicità di essere immersi in Dio.
L’opera di Dio e con Dio è sempre sotto l’influsso dello Spirito Santo.
GCM 05.09.12