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Amare Dio!

Amare Dio! Un comando? Un desiderio? Un bisogno di Dio e nostro?

Se Dio ci comanda di amarlo, ha necessità del nostro amore. E’ necessità di Padre, che desidera creare la necessità reciproca nei figli. Egli ci ha amato per primo.

Dio ha bisogno del mio amore. Io non so amare, tanto meno amare un Dio, alzandomi al suo livello!

Ha provveduto lui: si è abbassato al mio livello, per poter amare ed essere amato. L’amore o trova amante e amato allo stesso livello in parità, oppure crea il livello: amicitia aut pares invenit, aut facit.

Lui ha provveduto inoltre immettendo in noi il suo Spirito d’amore, il quale ci educa a dire “Padre!”.

E allora, quale il mio amore per lui? Talvolta lo Spirito è così potente e manifesto in me, che provo la dolcezza di amarlo. Il mio cuore si intenerisce nel pensarlo e nel saperlo accanto a me. Non parole d’amore, ma soavità d’amore.

Spesso questa soavità mi è assente: allora lo amo ancora? Ti posso ancora amare?

Se compio la sua volontà, lo amo. Non la ricerca della dolcezza commossa che mi invade (e che è sempre un regalo del suo amore), ma la ricerca della sua volontà, senza infingimenti, è il metro del mio amore. La volontà di Dio seguita, cercata, vissuta, è la misura del mio amore. Tutta la sua volontà: quella di “credere in colui che ha mandato”, di essere giusto, caritatevole, dolce con i fratelli, di utilizzare nella giusta misura e secondo le indicazioni di Gesù, le dotazioni di fisico e di mente, che il Padre mi ha donato.

GCM 20.08.12