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Non disperare mai

Avvicino persone tristi, afflitte, tendenti al suicidio, sconnesse in loro stesse, pessimiste per sé e per il mondo. Rispetto i loro sentimenti e le loro scelte, anche quella del suicidio. Ma dentro di me si fa cocente un desiderio: se potessi trascinarle con me nella messa, nell’ambiente di Dio!

Vorrei trasmettere loro il mio piacere della messa. Quando io lontanamente accenno alla soluzione in Dio di tutte le loro sofferenze, rifiutano, si ritirano. Preferiscono la loro sofferenza alla soluzione divina del loro profondo disagio.

Non mi resta che portar loro Gesù, attraverso la presenza comprensiva del loro soffrire, non abbandonandoli, pur dovendo comprimere in me il grido: “Solo Gesù vi salva!”.

E allora tento di vedere, dentro il loro itinerario, quale è la misericordia di Dio, che li vuole salvare. E soffro con Dio la loro lontananza da lui. Sì, Dio è vicino, ma loro si credono lontani. Per loro Dio non significa niente, perché essi stessi si reputano insignificanti fino a scegliere l’annullamento della loro persona con il suicidio, la droga, il sesso, la distruzione sociale, l’ubriachezza.

Dio è vicino e loro si voltano dall’altra parte per non vederlo.

Eppure bisogna accompagnarli con la mia speranza, affinché essi ritrovino la loro speranza.

E molte volte accade la grazia: così finalmente cominciano a guardare da questa parte: dalla parte della speranza, del sollievo, della luce. E allora anche a me mostrano la luce. Mi introducono in  quella luce che alimenta la mia speranza. E nasce una nuova comunione in Dio, che prima o poi si estende anche ad altri.

GCM 15.08.12