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Dal dialogo alla preghiera

Anche nei conventi e nelle parrocchie ci sono bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti.

Il contatto liturgico con le persone è diminuito. Altri interessi hanno attirato le persone. Interessi di più facile appagamento, in una società dove il denaro fluisce, non per sopperire soltanto alle esigenze della vita, ma anche a quelle della voluttà.

La frequenza delle persone nelle chiese è diminuita in modo evidente. Tra i frati, le posizioni sono due: “chiudiamo le chiese”, oppure “come fare per attirare più persone?” I due bicchieri.

E’ scartata una terza via, forse saggia: come trovare un valore in ciò che accade? Come valorizzare la situazione nella quale ci troviamo?

Certo questa terza via richiede pazienza, intelligenza, preghiera e superamento della tendenza alla depressione, presente in molti religiosi.

Valorizzare il presente, offrendo aiuto, comunque, per dare ciò che manca alle persone di oggi.

Si sa che oggi le persone si parlano sempre meno. Una società dove il dialogo è calato, in ogni livello della popolazione. Manca il dialogo tra gli uomini, che perciò, non sapendo dialogare, non dialogano neppure con Dio:
non sanno più pregare.

Favorire gli incontri di ogni tipo, soprattutto culturale, è il primo passo verso una spiritualità, che accosti alla Trinità, dialogo infinito.

Favorire il dialogo personale (ascolto) e collettivo (conferenza, lectio divina): questo è necessario. Ma sono preparati al dialogo quei religiosi che evitano il contatto con i confratelli?

GCM 28.02.12