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Poveri quei dodici

Gesù si fa aiutare da dodici. Questi sono incapaci di capire il progetto di Gesù. Eseguono ciò che lui comanda, e poi si meravigliano che, comportandosi come lui voleva, anche “i demoni ci obbediscono”.

Gente, i dodici, disposta anche a obbedire, ma incapace di entrare nello spirito del progetto: “Tanto tempo sono con voi, e tu, Filippo, ancora mi chiedi…”

Manovali, disposti a costruire senza sapere dove vuole arrivare l’architetto. Intanto lavorano agli ordini del capomastro, anche gloriandosi di far parte della sua squadra. Gesù anche li stimola: “Voi che cosa dite di me?”. Hanno qualche barlume di luce: “Tu sei il Rabbi, tu sei il Figlio di Dio!”. però quando il rabbi, capace di grandi idee e di grandi fatti, è sequestrato, se la danno a gambe levate. Eppure quel Maestro aveva guarito molti, aveva sfamato migliaia, aveva camminato sull’acqua. Ma essi non l’avevano capito.

Gesù aveva cara questa squadra di dodici raccogliticci, dal popolo, dalle barche, dal dazio… Chissà quanto ha dovuto aiutarli e sopportarli! “Chissà quando me ne andrò da voi!”

Dentro quel gruppo di poveri dodici, ancora ignoranti, Gesù aveva seminato il Regno di Dio, che è come semente gettata nel terreno e cresce, ma lo stesso seminatore non sa come.

Il terreno era ancora pieno delle sterpaglie della cultura farisaica, ma Gesù sapeva che quel gruppo era voluto dal Padre, e che avrebbe prodotto la realizzazione dei progetti di Dio… eccettuato Giuda.

Anche oggi Gesù si serve di noi, per quanto ottusi, per continuare la salvezza. 

 GCM 09.07.14