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Gesù che contagia  

Il contagio di Gesù. Gesù deve contagiarci di sé, della sua persona e della sua parola.

Il contagio della sua persona, è l’essere riempiti di colui che è mite e umile di cuore. La sua dolcezza che penetra nel nostro cuore e nel nostro sorriso. E pregare anche affinché coloro che ci stanno facendo soffrire (nemici o sedicenti amici) possono essere investiti della bontà di Gesù.

Dolcezza di Gesù autentica, non romantica: “Perché mi percuoti?”. “Amico Giuda, baciandomi mi tradisci?”. Dolcezza di Gesù: “Vedendo la vedova piangere per la morte del figlio, si commosse”. “Guardando il giovane disponibile alla vita eterna, lo amò”. “Recandosi alla tomba di Lazzaro, pianse”. I bambini lo cercano, e lui li abbraccia. Incontrando la gente disorientata, si commuove e indica la strada. Quanta dolcezza vera in Gesù!

Se lo abbracciamo, la sua dolcezza ci penetra per osmosi. Proprio a favore di tale osmosi, ogni giorno mi penetra di Eucarestia, mi nutre di sé-pane, mi disseta e mi stimola di sé-vino. Ci sono dei momenti felici, nei quali viviamo rapiti dal suo amore, fino a commuoverci: sì, ci sono momenti quasi estatici, nei quali la dolcezza di Gesù ci invade.

È questa una dolcezza dal sapore unico, molto diversa dalla dolcezza che l’arte stimola, o da quella sublime che ci riempie al contatto con una persona che ci ama e che noi amiamo.

Ed è bello e consolante pregare Gesù, affinché contagi del suo soave amore, proprio le persone che ci fanno soffrire e che temiamo che contengano dentro di sé un cuore inaridito, perfino quando dichiarano di comprendere il nostro dolore, ma, anche se possono, non fanno nulla per lenirlo.

  03.03.17