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Miracolo o segno  

Miracolo o segno? Le azioni portentose di Gesù sono miracoli, sono segni?

Il miracolo è un evento che sbalordisce al vederlo (lat.: mirari), un evento che produce meraviglia. Meraviglia perché è inconsueto, non facilmente spiegabile, imprevisto. Perciò l’evento colpisce il nostro sentire, le nostre emozioni.

Altro sapore ha il segno. Difatti i Vangeli non usano mai, o quasi mai, il termine miracolo, nemmeno quando ricordano l’ammirazione della gente: “Ha fatto bene ogni opera: ha fatto parlare i muti, e ha fatto udire i sordi”. Giovanni, nel suo Vangelo, ci riferisce, dopo aver descritto l’evento di Cana: questo è il “primo segno e i suoi discepoli credettero in lui”. È un segno che stimola la fede.

Ogni evento di Gesù può essere visto in due versanti: il versante fenomenico, quello che si vede e suscita meraviglia, e il versante essenziale, quello che penetra il significato dello stesso fenomeno. Il miracolo si riversa all’esterno come fatto che colpisce l’occhio; il segno richiama la radice di ciò che si fa vedere. Il miracolo (mirari) colpisce l’occhio, il segno richiede penetrazione di riflessione e di fede.

Il miracolo si riversa sull’esterno dell’evento, il segno richiama a scorgere oltre il segno stesso, per scoprire il segno di che cosa è “segno”, ossia richiamo a una “essenza” da cui proviene il segno: proprio come il fumo che si vede può essere segno di un fuoco che non si vede ancora, come sanno bene le guardie forestali e i vigili del fuoco.

I segni di Gesù, ci richiamano a considerare Gesù stesso, che quei segni produce: il Figlio di Dio, Dio, Salvatore, Amico.

18.02.2016