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Origine di Gesù   7  (Non temere)

“Si domandava cosa fosse questo saluto”. La presenza della riflessione però non la conduce lontano (come, del resto, ogni riflessione umana davanti all’azione di Dio).

Dall’imbarazzo la toglie lo stesso annunciatore. È la solita importante frase che rassicura chi si trova in una situazione nuova, non comprensibile, perché troppo lontana, soprattutto se tale lontananza segna la distanza tra uomo e Dio. Ed ecco la frase: “Non temere” (me foblou).

I Vangeli sono disseminati da questo incoraggiamento: “Non temere”. Il tema “fob” (paura) si trova ben 158 volte nei libri del Nuovo Testamento. Quasi sempre il temere si riferisce a un sentimento, che si allarma davanti a manifestazioni o fenomeni inconsueti, misteriosi, quasi sempre attribuiti a forze extraumane, divine o diaboliche.

Qui l’angelo spiega chiaramente il motivo della rassicurazione del temere. È un capovolgimento del timore di Dio, del Dio onnipotente di fronte al quale la creatura si disorienta.

Qui, con Maria, è tutto il contrario. Non deve temere, proprio perché Dio è presente. Non incute timore, ma è “con te”, davanti a lui hai trovato “grazia”.

Maria è graziata (kekharitomene) per la presenza di Dio: con te (meta sou). Il tema del saluto “ka” è lo stesso dell’essere graziata (grazia: karis). “Non temere, hai trovato grazia. La grazia di Dio supera e contrasta la paura di Dio. Il nuovo rapporto è tra coraggio e dono, tra la non paura e la grazia.

Quale grazia? Quale benevolo dono? Semplicemente la completezza della donna grazie la maternità. Il rapporto con Dio rende questa donna semplicemente donna attivata, completa.

28.12.2016