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Origine di Gesù 13 ( La fretta dell’incontro)

Maria subito dopo il colloquio con l’angelo e il suo “avvenga” parte. Subito: “en tais emerais tautais” recita il greco. Il latino e l’italiano dicono “in quei giorni”. Però il greco preferisce “in questi giorni”. Vi è quindi continuità tra il concepimento di Maria e il suo cammino non lieve (“andò in una regione montuosa”) per visitare Elisabetta.

È un viaggio di carità verso una vecchia? È un bisogno di costatare la veridicità delle parole dell’angelo? Colpisce il testo: “Si alzò poi e andò in fretta”. Fretta: soccorso o curiosità? O tutti e due?

Comunque il chiaro si fa subito. Infatti Maria entra nella casa di Zaccaria e saluta Elisabetta. Qualche giorno prima anche l’angelo entrò da Maria e “salutò”. Ricordiamo che Maria si chiedeva quale fosse il “saluto” dell’angelo.

Però i due saluti generano due effetti diversi: lì era il turbamento. Qui è l’esplosione di gioia. Lì il Verbo non era ancora incarnato, qui è già incarnato e produce l’effetto della gioia che si manifesterà dopo la nascita di Gesù, e che l’angelo comunica ai pastori come “grande gioia”.

Il primo a percepire questa gioia è “giustamente” il “precursore”.

“E avvenne come udì il saluto di Maria Elisabetta, saltellò il figlio nel grembo di lei!”. Saltellò (da skirtao): è designato come un movimento spontaneo, istintivo sia negli animali indomiti, sia nell’uomo, che istintivamente si agita. Qui è interpretato come gioia.

31.12.2016