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Gesù è uomo!

La cristologia mi presenta Gesù sotto gli aspetti dogmatici, oggettivi: chi è Gesù e quale funzione svolge. Quindi da un lato Uomo-Dio e Verbo incarnato, e dall'altro il Salvatore e il Redentore, per diventare alla fine il giudice dei vivi e dei morti.
La base oggettiva della nostra fede la ripetiamo almeno ogni domenica, nella “recita del Credo”. Recita, che deve essere affermazione, ossia dichiarazione cordiale della nostra adesione a quel Gesù, che ha aderito a noi, come uomo.

Però visto da lontano, Gesù ci fa poco calore. Non noto quasi mai che noi parliamo con calore e con affetto del suo essere mio, nostro. Siamo sempre con un rimasuglio di distacco. Proprio come quelle persone che dicono: “Posso darti un bacio?”, mentre sono entusiasti per noi. Un Gesù vicino e lontano, nostro sì, ma un po' in là.

Da parte sua, Gesù si avvicina a noi intensamente, fino a entrare in noi come cibo, o attraverso il cibo. Gesù non sopporta le distanze dall'uomo, e, per conseguenza rende l'uomo capace di Dio. Già all'inizio l'uomo era stampato di divinità: facciamo dell'uomo una completa riproduzione di Dio: immagine e somiglianza. Però quando Gesù “salva” l'uomo, ossia lo mantiene perché non si perda, Gesù fa emergere e trasparire dall'intimo dell'uomo, la formazione fontale, primigenia, quella che lui riconosce nel bambino e l'uomo redento deve ritornare ad essere bambino, quel bambino che la pretensiosa cultura umana vuol educare laicamente, ossia imponendo sull'uomo una maschera, che l'uomo chiama “civiltà” e che non si adatta all'uomo, rendendolo fuori di sé, e sempre ghermito dalla nevrosi esistenziale.

26.05.17