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Trinità 1

 
     Mi pare opportuno trasmettere alle persone che mi leggono, quanto ha fatto bene alle persone che mi hanno ascoltato due giorni fa e se ne sono giovate. Riflettevamo assieme sulla Trinità. Riflettevamo perché, quando si instaura una autentica corrente tra chi parla e chi ascolta, la riflessione è condivisa, e l'uno è stimolo all'altro. Questo avviene anche tra chi scrive e chi legge.

La condizione iniziale è l'essere convinti che la Trinità non è un fatto dogmatico intellettivo, ma una confidenza di sé compiuta da Dio; non soltanto dogma stilato nei suoi termini filosofico-teologici nel terzo o quarto secolo, ma un vissuto di Gesù, trasmesso ai suoi amici credenti.

Dio, la Trinità non è – come gli insipienti dicono – una invenzione degli uomini, ma una scoperta, grazie alla rivelazione del “Vangelo” che è impersonato in Gesù.

Proprio perché preferiamo considerare e vivere la Trinità, il nostro Dio, sotto l'aspetto non di un dogma freddo, ma di una sublime confidenza, che Dio ci offre, è bene inoltrarci nella contemplazione non affermando soltanto una verità indiscutibile, ma aprendoci alla confidenza di una amicizia commovente.

Dentro il fluire di tale amicizia, possiamo considerare la realtà della Trinità, sotto almeno tre aspetti, che sono tre sollecitazioni all'entusiasmo.

La Trinità arriva a noi all'interno dell'amicizia offerta da Dio.
In essa ci sembra di scorgere un Dio privo di ritegno.

La Trinità stimola dei riverberi nel mondo e in ciascuno di noi, e nelle nostre comunità. Questi tre aspetti li sviluppo in un'altra paginetta.

23.05.15