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Dio, il beneficato

Si dà l’impossibile: io posso beneficare Dio!

Quello che avete fatto a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me. Siamo abituati a pregare Dio, anche a ringraziarlo. E già questo rapporto con il Padre, suscita in me commozione e gioia. Ma io sono in grado di beneficare Dio.

È molto bello che il Padre mi ammette alla familiarità con lui: “Padre nostro!”. Ma che io possa beneficare il Padre, questo mi strazia di piacere e di riconoscenza: ciò strizza il mio cuore.

Eppure è sufficiente che io legga e che io cerchi di capire: “Ciò che avete fatto a chi avete aiutato e beneficato, l’avete fatto a me!”. Le parole sono pietre, non posso allontanarle facilmente da me. Ogni volta che dono qualche cosa a uno che sta in situazione di bisogno, io benefico Dio, quel Padre che ha fornito di vita, me e colui che faccio mio prossimo attraverso l’aiuto.

Non è necessario che io vesta gli ignudi o entri in carcere per visitare qualcuno. Il bisogno degli altri sta sempre alle mie porte, e, in esso, Gesù sta alla mia porta perché proprio io (io chi sono, mio Dio?), posso beneficare Dio.

Il bisogno di essere amato e aiutato è costante in tutti. Ogni incontro con l’altro, programmato oppure occasionale, è un incontro con il Dio della mia vita. Le necessità dell’altro sono molte: anche quella di esser lasciato in pace o di sentirsi accolto perché salutato… e molte altre di generi diversissimi.

Mi sfuggono soprattutto i bisogni più immediati, casalinghi: da quello di essere riconosciuto tramite un saluto, a quello di non disturbare, o di sorridere a un saluto che mi viene rivolto.

O Padre, tu sei in ogni angolo della mia vita e del mio passaggio… e ti posso beneficare!

 29.12.15