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Trinità 3  


    Nelle relazioni umane, anche in quelle aperte di amicizia, talvolta le persone soffrono di un ritegno, quando devono confidarsi alcune realtà, che turbano o anche che esaltano.

Ebbene Dio è un amico senza ritegno. Nulla del suo essere egli nasconde, neppure l'insondabile intimità di essere trino dentro di sé. Questa realtà Dio la squaderna, senza alcun timore di essere frainteso. E spesso è frainteso, quando Egli Uno, si dice tre

Sembra quasi che, come accade in ogni amicizia autentica, senza veli, Dio ci confidi anche l'inconfessabile, il mistero. Pur di dirci che ci ama, che davvero ci tratta da figli, non può tenere nascosto nulla, sebbene i figli ancora piccoli, non sono in grado di capire: capiranno quando saranno cresciuti      adulti, dopo la risurrezione.

Il Padre va ancora più in là: vuole che la sua luce e la sua bontà raggiunga “tutti i popoli”.

Un altro necessario aspetto della vita trinitaria di Dio, si riverbera nella sua creazione, perché in Gesù è con tutti noi fino al consumarsi del tempo.

Il riverbero trinitario lo scopriamo nella persona e nel rapporto tra le persone. S. Agostino trova nelle capacità umane (mente, cuore, operatività) un influsso trinitario. Però è soprattutto nel rapporto tra le persone, che la Trinità inietta la sua stessa energia di coesione tra le persone.

Sappiamo che, al dire di Paolo, ogni gruppo deriva da Dio: due amici, la famiglia, le comunità, il lavoro, la città, la nazione, la Chiesa, tutta l'umanità. In ogni relazione, dono di Dio, questi è presente e operante. Perciò in ogni dissenso, dissapore, lotta, non si ferisce solo gli uomini, ma si pecca contro la Trinità.

03.06.15