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Amore agli atei


     Una persona di mia conoscenza, che talvolta anche collabora con me, ci ha tenuto a dichiararsi atea. Ho ricordato un vecchio film americano, che venne proiettato in Italia nell’immediato dopoguerra. In questo film si narrava di un prete e un laico, che collaboravano per un’opera umanitaria in Asia. Il laico si dichiarava ateo, e il prete leggeva dentro l’ateismo del suo socio il cristianesimo insito nelle opere umanitarie esercitate.

A me venne da dire a quella persona: “Dio ama gli atei!”.

Dio è Amore, ama tutti. Sono gli atei che non sanno amare Dio; essi si sottraggono al rapporto di amore reciproco con Dio. Non amando Dio, depauperano la bellezza e la forza di un rapporto. Sottraendosi all’amore per Dio, gli atei si condannano alla sterilità affettiva.

Sembra quasi che Dio amante, senza ricevere amore, viva il suo stesso amore quasi incompleto, reciso. Forse noi non pensiamo a quanto il nostro non amare, renda meno bello l’amore di Dio.

Gesù ci assicura che in “cielo” (ossia in Dio) si fa festa, anzi più festa, per un peccatore pentito, che non per novantanove giusti che credono di non aver bisogno di riconciliarsi con Dio. Dio si commuove di dolcezza per un peccatore che ritorna. Sembra che i “giusti” non si interessino se sottraggono a Dio le occasioni di “commozione”.

Dio ama l’ateo, ama tutti noi, ma l’amore all’ateo riveste un affetto particolare. È l’affetto del Padre verso il “figlio prodigo”, ossia è un affetto in attesa che vuol scoppiare.
      
  13.11.15