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Dio, Padre semplificatore  


      Chi è Dio? È la domanda che leggiamo all’inizio del catechismo. È pure la domanda che chiunque si interessi del fatto religioso rivolge: contadino, filosofo, teologo. Sì: chi è Dio?
Se noi, uomini, riusciamo a stento, e normalmente un po’ audaci, a rivolgere a noi stessi, allo psicologo, al teologo, la stessa domanda su di noi, la risposta sarebbe egualmente difficile. E tutti coloro che riflettono devono ammettere di non aver una risposta esauriente, fino a giungere allo scherno del filosofo greco, il quale dopo aver detto che l’uomo è un animale bipede dalla pelle liscia, spennò un pollo e disse: questo è l’uomo.

Non occorre esser grandi pensatori per ammettere che l’uomo resta un mistero anche all’uomo stesso. Ci troviamo in una situazione di “essere simili e uguali”. Ignoranti sull’uomo, poi pretendiamo di rispondere alla domanda “Chi è Dio” consapevoli che non siamo alla pari di Dio, per pretendere di conoscerlo. Eppure religioni, filosofie e teologie hanno speso tempo, cervello e parole per cercare una risposta sempre incompleta, sebbene infarcita di molti aggettivi come nell’Islam.

Dio, che ama l’uomo, non vuol essere sconosciuto dall’uomo, non vuol essere il “fattore inconosciuto” come scrisse lo scrittore inglese.

Eppure una risposta bellissima c’è, perché finalmente Dio stesso l’ha rivelato, in Gesù: “Chi vede me, vede il Padre”. Dio diventa uomo per offrire umanamente all’uomo, la conoscenza di Dio. Gesù uomo (quindi accessibile agli uomini, che cercano Dio), riporta in termini prettamente umani la risposta, che ogni ricerca umana non e mai stata in grado di dare.

Vedo Gesù, ed ecco vedo Dio. Tocco Gesù, ed ecco tocco Dio, penso a Gesù, e penso a Dio. Dio incarnato in Gesù, è l’unica risposta a “Chi è Dio?”. Più semplice di così?

23.04.16