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Vita, opera di Dio

Vivere e curare la vita, non può essere considerato come un mero egoismo, lo stesso egoismo che pretende di aver il dominio sulla propria vita fino a produrre la sua fine, con il vizio o con il suicidio e l'eutanasia.

Vivere è “opera di Dio”. Il nostro vivere, il nostro curare la vita, nel benessere o nelle malattie, è continuare l'opera di Dio (ergon tu theù”). Il vivere è sempre preghiera e adorazione. La celebrazione del Natale, non è mero ricordo di una nascita, ma soprattutto un penetrare il mistero del Dio che si trova uomo. In maniera particolare in Gesù. Però ogni nascita è sulla stessa linea. Paolo: da sempre Dio ci ha progettati (il Verbo, come si esprime Giovanni all'inizio del suo Vangelo), e ci ha fatto esistere. L'esistere umano è il concretamento del disegno (logos) di Dio. Il nostro vivere è progetto di Dio incarnato nell'uomo. Perciò radicalmente siamo “fratelli” di Gesù.

Se la vita umana è progetto di Dio umanato, la vita è azione di Dio permanente, come spesso si legge nella Scrittura. Il nostro voler vivere è semplicemente produrre l'opera di Dio. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo suoi: ci avverte S. Paolo.

Il voler vivere è una fusione tra il nostro “egoismo!” e la bontà di Dio. E tutto ciò che compiamo per vivere (dal sorso d'acqua al “cenone” di Natale) è in armonia con Dio, adorazione della sua opera misericordiosa.

L'opera di Dio (opus Dei) non è solo una accolta di eletti, ma una realtà sparsa su tutta la terra e che da ogni luogo emana verso Dio il profumo dell'adorazione, talvolta coscientizzata nella preghiera, spesso tacita e reale.

26.12.15