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Odiare o amare

Le riforme possono essere di due specie: per odio, per amore.

Così avvenne nelle riforme pauperistiche medievali. Quasi tutti i riformatori si prefiggevano di abbattere i preti e di togliere i sacramenti: erano riformatori aggressivi, pieni di risentimento. Desideravano distruggere, o almeno annegare il bambino nell’acqua sporca.

Poi compare Francesco. Segue la povertà, ma non combatte i ricchi. Desidera un clero più pulito, ma ricorre ai sacerdoti ed esalta l’Eucarestia. Non distrugge, ma  ravviva lo spirito. E’ riformatore con amore.

E i riformatori del cinquecento? Quelli per amore guardano i poveri e amano la chiesa, per quanto ferita dagli stessi pontefici: Gaetano Thiene, Girolamo Emiliani, ecc.  I riformatori luterani e calvinisti e anglicani, si alleano al potere, rompono l’unità, rinnegano almeno alcuni sacramenti. La spinta dell’amore che salva, quella dell’odio e della severità (contro gli altri!) che distrugge.

Salendo più in su nel tempo troviamo due celebri riformatori.

Uno si scaglia contro la razza di vipere, attende che la mannaia tronchi le radici, purificando l’aia e bruciando la pula.

L’altro viene proprio per la canna fessa e lo stoppino ormai spento che ancora rilascia fumo. Non viene a distruggere, ma a completare. Accetta i pubblicani e i peccatori. E’ mite e umile... e si scaglia soltanto contro coloro che appesantiscono di obblighi la povera gente.

A Giovanni Battista si rivolgono i farisei per salvare se stessi “dall’ira imminente”. Gesù cerca di salvare gli altri, la povera gente, noi.

Giovanni esige penitenza, lui è penitente.

Gesù esige amore, lui che ama la vita propria e di ogni uomo.

GCM 6.12.10, pubblicato 13.02.11