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Tomba e amore

La tomba è il luogo della rivelazione. Proprio allora, di fronte a una morte sono svelati i nostri sentimenti, anche quelli che sembravano i più celati. Allora veniamo a sapere se il defunto era da noi amato, oppure odiato, o indifferente.

Allora siamo liberi, possiamo lasciarci andare al pianto, alla soddisfazione, o a quel sentimento di indifferenza, che spesso si nasconde anche sotto le condoglianze.

Al sepolcro di Lazzaro, Gesù si lascia andare. Le sorelle di Lazzaro mandano delle persone da Gesù con un messaggio chiaro:” E’ malata la persona che tu ami”. Il testo indica i sentimenti di Gesù: Gesù lo ama. Per tutto il gruppo Lazzaro è “il nostro amico”. Ma per Gesù il testo dice e poi ripeterà la parola amore.

Infatti quando Gesù si “scioglie in lacrime” (dacrusen!), non “scoppia in pianto” (come vogliono certi traduttori che non distinguono tra “claio” e “dacruo”), allora perfino gli avversari, i Giudei, ammettono: “Guarda come l’amava!”. Qui il verbo è “fileo” e non “agapao”. Proprio amore di “filìa”: sentito, viscerale.

Presso la tomba il figlio dell’uomo autentico, piange! Non trattiene il suo pianto neppure la certezza che il “figlio di Dio” avrebbe compiuto “un segno”. Infatti, prima di scogliersi in lacrime, Gesù aveva rassicurato le sorelle di Lazzaro, proclamando se stesso “risurrezione e vita!”.

Forse, proprio dichiarandosi risurrezione, Gesù sapeva dell’inevitabile precedente della sua morte. Pianse davanti alla morte di Lazzaro, come piangerà nel Getsemani davanti alla propria morte.

Morte, svelamento di paura e di speranza,di doppia cetezza: morire e risorgere.

GCM 10.04.11, publicato 23.09.11