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Grande gioia

Quando io dichiaro: “Vangelo secondo l’uno o l’altro degli estensori” non vedo la gente sorridere. Io do la bella notizia della salvezza e una delle sue modulazioni. Nessuno sorride, nessuno pensa: “Che bello: sono salvato!”.

Trovo delle famiglie, che si stimano cristiane, e che non hanno la gioia del Vangelo, neppure la piccola gioia racchiusa in un libro.

Forse neppure io, quando annuncio la gioia della bella novità, mi sento percorso dalla gioia. Forse tutto il cristianesimo e anche tutta la cristianità, depositari del Vangelo, non si sentono apportatori e trasmettitori di gioia. Troppo spesso presentiamo un cristianesimo triste.

Ma ecco il Natale! Quello autentico, non deturpato da tradizioni esteriori e soltanto commerciali.

Il Natale. La riedizione della tenerezza. Tenerezza di Dio, che si profonde nel dono di Gesù. Tenerezza di padre, autentico padre che segue i figli!, che accompagna il cammino, talvolta scabroso, delle sue creature.

Tenerezza di madre, che avvolge nei panni il figlio. Il vero Natale non è il Natale di troppe raffigurazioni, quasi blasfeme, che espongono un bambino nudo allo sguardo dei presenti.

Tenerezza di bimbo. Di quel bibmbo voluto perentoriamente da Dio. Eppure quel bambino tenerissimo, non trova accanto a sé quel Padre che l’ha voluto, ma si abbandona a Giuseppe, quel padre dal cuore aperto, che è chiamato ad assumere Gesù quale figlio proprio.

La tenerezza è via alla gioia. Non per nulla, gli Angeli rivolgendosi ai pastori cantano e dicono: “Vi annuncio una grande gioia!” (Lc 2, 10).

GCM 23.12.11, pubblicato 09.04.11