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Nascita onnipotente

Siamo abituati a immaginare l’onnipotenza di Dio, con le misure della potenza dell’uomo. Dio è stimato onnipotente, perché magicamente compie tutto ciò che l’uomo già compie o che immagina, ma in modo sorprendentemente più forte, più potente. Insomma l’onnipotenza di Dio, non è altro che la potenza umana... più.

Perfino l’interno trinitario di Dio, deve essere descritto con i termini della potenza umana: potenza di generare e poi di produrre. Mentre ciò che è in Dio, è al di là di ogni nostra idea e immaginazione.

Eppure alcuni effetti dell’onnipotenza (diciamola così!) di Dio, possiamo vederli anche all’interno delle nostre “possibilità” (= potenza limitata!). La creazione dell’universo, la ragione dell’uomo, il mistero della vita. Sono effetti costatabili, e con ammirazione, anche dai non credenti, e da coloro che pretendono di essere atei, ossia di non avere Dio, mentre Dio li possiede.

C’è un culmine dell’onnipotenza, i cui effetti sono costatabili soltanto da chi crede.

L’onnipotenza che è capace di annientare se stessa, per diventare uomo. L’incarnazione (come usiamo nominarla noi) è l’effetto massimo finora costatabile dell’onnipotenza di Dio. Dio che, in qualche modo, annienta se stesso, senza annullarsi. Alla nostra riflessione sfugge la misura di questa manifestazione di onnipotenza.

L’apice della potenza di Dio è il suo annientamento, senza annullarsi.

La culla di Betlemme è il più alto grado, finora costatato, della potenza di Dio.

Per trovare l’immensità di Dio, dobbiamo recarci a visitare una mangiatoia. Nell’infimo scopriamo e incontriamo il massimo della realtà. Il richiamo di Gesù alla povertà, è proprio perché di essa è il regno dei cieli: l’onnipotenza (regno) di Dio (nei cieli).

 GCM 26.11.10, pubblicato 06.02.11