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Entrare nella dolcezza

Gesù si irritò, non sopportò. Così riferisce Marco, quando i bambini volevano prendere contatto con lui e i discepoli, benpensanti o tradizionalisti, cacciavano i bambini. Gesù non sopportò l’agire, probabilmente ben intenzionato, dei discepoli. Gesù, secondo questi, era riservato agli adulti, agli appartenenti di pieno diritto al popolo, non a bimbi non ancora inseriti nella struttura sociale.

Gesù si adira. Egli ha un’intima attrazione verso i piccoli emarginati, e i grandi ostacolano la sua naturale propensione verso i bambini. Qualche cosa di viscerale porta Gesù verso i piccoli, e lui non sopporta interferenze.

L’episodio, dopo l’irritazione, mostra Gesù mescolarsi ai bambini, abbracciarli, toccarli. Il motivo? Chiaro: di essi è il regno di Dio. Gesù è il regno di Dio in terra, quindi appartiene ai bambini.

I discepoli cacciavano i bambini, anziché apprendere da loro come ci si comporta nel regno dei cieli. Eppure Gesù aveva avvertito che il regno dei cieli lo si raggiunge diventando bambini.

Gesù si irritò, perché i discepoli erano entrati illecitamente nel suo territorio e credevano di spadroneggiarvi. Proprio come i due apostoli, che pretendevano di entrare nelle prerogative esclusive di Dio, chiedendo il fuoco sulla città dei Samaritani.

Però una volta entrati nell’area di Gesù, ecco l’effondersi di tutta la sua tenerezza. Abbracci e carezze. Fuori della stanza della dolcezza i discepoli stupidamente zelanti, dentro quella stanza i bambini senza inibizioni.

Troppe persone, anche tra quelle che sono convinte di essere cristiane (= di Cristo!) si tengono fuori dell’ambiente di dolcezza, per paura di non esserne degne.

GCM 26.02.11, pubblicato 16.06.11