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17 O Sapienza

Da secoli, nell’accostarsi al Natale, si tessono le lodi del Bambino, che viene nel mondo. Lui Dio divenuto Uomo.

Non sono lodi emotive, ma pensate attraverso la Bibbia. In Gesù si scoprono realizzate le attese degli uomini e . soprattutto, l’amore previdente di Dio.

Queste lodi si condensano in brevi frasi periodali. Che, nelle chiese e nei conventi si proclamano come “antifone”. La prima di queste, ricordata nelle preghiere del 17 Dicembre è:

“O Sapienza, che esci dalla nocca dell’Altissimo, ti estendi al confini del mondo, e tutto disponi con soavità e conforza, vieni, insegnaci la via della salvezza”.

Noi sappiamo che quanto nell’Antico Testamento era affermato della Sapienza, dopo la presenza di Gesù in terra, lo si vide mirabilmente attuato dallo stesso Gesù.

Gesù disse: “Di me hanno parlato le Scritture”.

Si dice che la Sapienza si estende su tutta la terra. eppure il Verbo si restringe nel corpicino di un Bimbo. contraddizione e nuova interpretazione?

Gesù è uomo, partecipe di tutta l’umanità. Là dove c’è un uomo, c’è un Gesù partecipato. L’estensione ai confini della terra della Sapienza, siamo noi, in quanto povere creature umane. Anche perché noi siamo il frutto della Sapienza di Dio, che crea l’universo.

Gesù conferma il disegno di Dio universale, vivificando questo disegno anche con la sua immersione in esso. L’uomo non soltanto opera di Dio, ma Dio operante nell’uomo.

Affinché quest’opera di Dio, costituita libera, compia liberamente il propro destino, la Sapienza insegna la via della salvezza, penetrando di divinità (Spirito Santo) il cuore umano.

GCM 05.12.11, pubblicato 17.12.11