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Gesù e il diverso 5

Molto diversi da Gesù sono gli ignoranti. Lui sapienza eterna, Verbo umanato, loro pecore sbrancate ed erranti.

Tutti siamo diversi da lui. Lui sapienza eterna, divina; le nostre povere enciclopedie ingolfate di informazioni, e prive di sapienza eterna.

Gli Ebrei, al tempo di Gesù (e la casta innumerevole di intellighenzia, e di maestri di pensiero, oggi!) avevano i loro scribi, che tenevano in mano “la chiave della sapienza, ma non la comunicavano, ostruendo così la via della salvezza”.

Uno sterminato numero di ignoranti: i pecorai, le donne, i contadini, i popolani, i pescatori, insomma il popolino, sebbene non tutto. “Questo maledetto che non conosce le Scritture”, secondo la definizione della casta.

Per questi diversi Gesù si sente adatto, impegnato.

Vedendo le guarigioni prodotte da Gesù, perfino gli stessi apostoli tentano di trattenerlo là dove era ricercato per le sue guarigioni. E Gesù invece: “Andiamo altrove, nei villaggi vicini, per predicare anche là”.

E quando sta per rifocillarsi, assieme con i suoi. Lascia la colazione, e si mette a insegnare alla povera gente, che era un gregge senza pastore.

Quando si reca nel Tempio di Gerusalemme, insegna, nella sinagoghe insegna, lungo il lago insegna, ai commercianti insegna. Luca ci dice che passava per città e per villaggi, insegnando. Egli alleviava il popolo - come appunto scrive Luca - insegnando per tutta la Giudea.

Gesù continuava a parlare.

Per lui il diverso per ignoranza, rappresentava la sua maggiore o occupazione e preoccupazione.

Tant’è vero che persino qualche sinedri sta e qualche scriba lo chiamavano “Maestro”.

GCM, 21.03.11