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25 Gloria nei cieli

A Natale la liturgia ci invita a pregare così:

“Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini che Dio ama, alleluja!”.

È questo l’inno che ci è donato dal cielo (gli angeli) ed è posto nel nostro cuore, nella nostra bocca. È un inno, sempre frutto di entusiasmo. Perché il Natale è entusiasmo.

Entusiasmo del Padre. Che è il detentore unico con il Figlio e con lo Spirito Santo, di tutta la divinità.

Entusiasmo degli uomini, i quali finalmente conoscono che la pace e il benessere, sono un loro diritto e una loro prerogativa. L’inno è un invito divino a noi uomini di vivere e di far vivere la pace, che sola genera e accompagna il benessere spirituale e materiale..

Questo inno è stranezza marchiana, proprio nel giorno in cui nasce un “re”, secondo la parola dei Magi. Un re che reca gloria a Dio, è rarissimo, perché un re è occupato a glorificare se stesso. Un re che rechi pace alla gente è ancora più strano, perché egli è roso dall’ambizione della conquista, e la conquista è guerra.

Eppure per chi crede nel “re dei cieli” la cosa è tranquilla, logica. Adeguarci a lui, è quanto ci viene chiesto. E la sua pace ci è assicurata, proprio perché ha il potere regale (appunto di chi regge e conduce) nel provocare la pace.

La pace si ricava con la certezza nel cuore. Un re mite non pretende gloria, ma si reca a Gerusalemme cavalcando una semplice giumenta. La mitezza impedisce la guerra, provocata dalle offese, cerca la composizione, e offre il perdono. Gesù non si vendica, ma crea la confessione, anche reiterata, del peccato, che reclama il perdono, anche infinitamente reiterato.

La gloria di Dio è anche la sua misericordia, che regala pace agli uonini, che Egli ama,

GCM 97.12.11