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Gesù e il diverso 8

Per conchiudere

Gesù non soltanto si interessò e beneficò il diverso, ponendosi al contatto, sempre cordiale, con lui, ma anche si fece diverso per salvare ogni diverso.

Essendo Dio, cancellò la sua immensità, per farsi uomo tra uomini. E tra questi scelse di accomunarsi ai peccatori, ai poveri, agli emarginati.

Il suo atteggiamento e la sua azione per integrare i diversi, uomini e peccatori,  nella propria vita e nel proprio ambiente (regno di Dio!) lo portò al contatto fisico con il diverso, a superare le barriere etniche, a insegnare una nuova via che tutti abbracciasse, ad affrontare il male nella radici diaboliche, a far comunela con i peccatori pubblici e personali, insomma con noi e con quelli come noi: tutti.

Egli seppe che per soccorrere i diversi, doveva scoprire dentro di sé quella corrente di diversità, che è connaturale con l’essere uomini e donne, e si dichiarò sempre “figlio dell’uomo”.

Affinché egli comprendesse da dentro. La disgrazia di quella qualità viscerale che ci rende diversi da Dio, nostro padre autentico, qualità che è il peccato, accettò di “alzare” il peccato. E per fargli vincere il peccato, il Padre, come dice Paolo, “a nostro beneficio, fece peccato colui che non ebbe esperienza di peccato” (2Cor 5,21).

Agli emarginati e ai diversi, per essere totalmente unito a loro, richiese di gettasse tra lui e loro quel misterioso ponte, che è la fede. la confidenza fedele di Gesù con il Padre, deve trovare il legame con i diversi, attraverso la loro fede in Gesù.

Per agire efficacemente con il diverso e diventare sua salvezza, egli divenne diverso ed emarginato, e pose come condizione per un vero reciproco aiuto, la fede. Soltanto la condivisione, nella grazia di Dio che si attua attraverso la fede, aiuta realmente colui che stimiamo diverso, senza impancarsi nel rango di beneficenza. perciò Gesù condivise fino alla fine il destino degli emarginati, morendo ai margini della città, con la morte degli schiavi: la crocefissione.

GCM 28.03.11