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Pregare 2

18.03.12

Alla preghiera in comune ci si deve predisporre, offrendosi prima al Padre.

La preghiera in gruppo dovrebbe essere lenta e ritmata, corredata di silenzi e di pause.

La preghiera lenta favorisce il pescare di continuo, dentro di noi, la base sorridente dell’inizio. La preghiera lenta può servire a non pronunciare parole senza comprenderle. Magari nelle nostre chiese e nei nostri conventi si procedesse col pregare lento!

E’ più atmosfera di preghiera un’Ave Maria centellinata, che tre salmi, le cui parole sono sciupate per la fretta. La preghiera ci giova non per quello che diciamo, ma per come lo diciamo.

Un grande aiuto alla preghiera meditata è il canto. Se il canto non è affrettato, esso, essendo ritmato, aiuta a sentire il senso delle parole che si cantano. E’ un po’ strano il rifiuto di cantare, mentre si è nella preghiera. Il canto rende caldo il pregare, fa zampillare il sorriso implicito nel pregare.

Il canto spreme il calore e la felicità, dei quali ogni preghiera è intrisa. La preghiera cantata faceva affermate al santo: “quis cantat, bis orat”. Prega due volte, colui che canta.

Ricordo i gemiti (canto accennato) di S. Giuseppe da Copertino e di S. Lorenzo da Brindisi, mentre pregavano, anche durante la celebrazione della Messa.

Comunque la preghiera è una full immersion in quel Padre, che ci segue passo passo nella nostra avventura terrena, mentre attende il nostro ultimo passo, quello che ci fa varcare la soglia di casa.

Scrivere e leggere di preghiera, è pregare, perché nulla di ciò che riguarda Dio può restare fuori di Dio.

GCM 31.08.11