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Nigeria: strage

21.03.12

Gioie e sofferenza nello stesso giorno: il 25 dicembre.

Sembra il reciproco di un altro grande giorno: il venerdì della morte di Gesù dove si attuarono sofferenza e gioia.
Sofferenza di Gesù in croce, gioia di Gesù e del Padre per il congiungimento nella gloria.

I fatti della Nigeria: i musulmani che vigliaccamente uccidono i cristiani in preghiera, sono soltanto sofferenza?

Il giorno dopo Natale, noi ricordiamo Santo Stefano. Dopo la letizia di Natale, il ricordo del martirio: morire sotto una gragnola di pietre. Sembra si uniscano ancora una volta la gioia e la sofferenza.

Ma proprio l’uccisione di Stefano, per noi oggi e sempre nel cristianesimo, è, contemporaneamente, dolore e gioia, sconfitta e vittoria. Proprio con il martirio di Stefano si apre la fila della gloria cristiana: la beatitudine per la morte in Cristo.

Ciò che a chi non crede e nutre livore per la serenità dei credenti è motivo di cruenta soddisfazione per l’attentato riuscito, per noi, credenti, è la sicurezza che quaranta persone martiri per la loro fede, è la loro gloria raggiunta in Dio.

Il bene vince sempre il male, soprattutto quando il male pretende di cantare vittoria, rivendicando il merito di avere perseguitato il bene.

È una vittoria per tutta la Chiesa: per noi, che soffriamo la morte di nostri fratelli e la desolazione per le loro famiglie, le loro comunità, i loro edifici assembleari straziati.

La torva vigliaccheria distruttiva, suscita in noi la sofferenza e pure la gioia di una meta raggiunta: morire e raggiungere Gesù. Come oggi, 26 dicembre, celebriamo con letizia e con orgoglio il coraggio del nostro fratello Stefano, così siamo orgogliosi dei nostri fratelli nigeriani.

GCM 26.12.11