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Uomo sì, Chiesa no

24.06.12


       I giornali riportano (spero correttamente) una frase di un noto regista: “Credo nell’uomo, non credo nelle chiese”. Non conosco il contesto, nel quale la frase fu detta, se detta.

       Mi sembrano  opportune alcune precisazioni.

       Il regista si proclama fedele, della fede in Gesù. Chi crede in Gesù è chiesa, cioè sua parte, parte dell’ovile di Gesù. Quindi egli dice di non credere a se stesso.

       Dice di credere nell’uomo. La chiesa non è composta di alberi o di paracarri, ma di uomini. Non credere nella chiesa è non credere a quegli uomini, che sono chiesa. Sotto sotto correrebbe una contraddizione.

       Perfino se per chiesa, erroneamente, egli intendesse parlare di Papa, Vescovi, preti, che cosa sono questi? Angeli? Animali? O uomini?

       Forse è necessario che vediamo chiaramente ciò che quel regista intendeva dire. Certamente egli non intendeva rinnegare la propria madre credente, chiesa di Dio, ella  pure.

       Se invece per chiesa egli intendeva un certo tipo di organizzazione, di difetti, di colpe, allora si può guardare.

       Guardare non con l’occhio soddisfatto degli accusatori dell’adultera del Vangelo. Ma con quelli dell’amore e della pietà di Gesù, che non rifiuta di mangiare in comunela con i peccatori, e che tra i suoi annovera anche un certo Giuda Iscariota, e Pietro, e Giovanni impaziente, e la compagnia che se la squaglia quando Gesù è in pericolo.

       Nemmeno io mi fido ciecamente di Giuda. Però quando prego, Dio accoglie la mia preghiera, che sia in compagnia (due o tre nel suo nome), seppure mi accompagna un pretenzioso, un ingiusto, un adultero.

       Rifiutare una parte dell’umanità anche se questa porta il nome di chiesa, è rifiutare l’uomo. E, con l’uomo, Dio!

       GCM  15.01.12