Posso pregare20.03.12 Alcune espressioni non entrano nel frasario cristiano: “Dio non c’è”, “Gesù non è Dio” ecc. Però un’altra frase è abbastanza usata dai cristiani, e non è cristiana per nulla:”Non c’è più niente da fare”. Infatti una perenne risorsa mai esaurita, è la preghiera. In ogni circostanza, anche la più buia, si può sempre pregare. Anche davanti alla morte si può sempre pregare. Questa è la dolcezza cristiana. Chiaramente qui parliamo di preghiera cristiana, cioè della preghiera di Cristo penetrata in noi. Quella preghiera che è abbandono al Padre. Non la preghiera usata come tecnica dell’impossibile: non riesco a nuotare per salvarmi, la preghiera è una tecnica per godere di un supplemento di resistenza. La preghiera è abbandono al Padre sempre presente, che può rendere salvifica anche la nostra impotenza, perfino disperata. Ci sono situazioni, dentro le quali io non riesco proprio a far nulla. La guerra in Libia o l’uragano in America. Eppure posso sempre pregare e invocare, abbandonandomi al Padre e alla sua provvidenza nell’intervenire. Credo che tale preghiera debba evitare due storture. Credere di avere in mano il talismano per le cose impossibili. E smetterla con la mia pretesa di pilotare Dio, dicendogli:”Fa’ questo” “Fa’ quest’altro”. Dio sa bene ciò che deve fare: la nostra preghiera è chiedergli umilmente di entrare a far parte del suo progetto, e ancor più umilmente di conoscere, se lui vuole, il suo progetto. Sotto questo aspetto, la fine del libro di Giobbe è magistrale. Nella vita cristiana c’è posto per la preoccupazione, non c’è posto per la disperazione, perché possiamo sempre pregare. GCM 28.08.11
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