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Festa

Il De Certau ha scritto che i valori cristiani vissuti in un contesto non cristiano, impazziscono. Il suo riferimento storico era anche l’Unione Sovietica.

Eppure i valori cristiani comportano sempre benefici e salvezza, come ci fa intravedere la parabola del giudizio, riportata nell’Evangelo di Matteo: “Quello che avete fatto al più piccolo l’avete fatto a me: venite benedetti!”.

Il discernimento voluto da Gesù, se seguito da noi, ci suggerisce di scoprire ovunque i valori cristiani, anche se nascosti sotto mille orpelli, e di ringraziarne Dio. Infatti non sono i valori, che si oppongono al disegno di Dio in Gesù, ma il loro uso perverso: per esempio, l’esaltazione dei valori umani per opporsi a Gesù.

Un valore religioso impazzito, o facilmente male interpretato, è la festa. La festa si forma, come pausa dal lavoro, per celebrare con canti, con scene, con riti e con preghiere il ricordo e la riedizione dei miti fondanti, i miti dell’inizio dei popoli o delle etnie. La festa nasce da una necessità dell’uomo, costretto a guardare la terra per la sopravvivenza, ad alzare gli occhi al cielo per ritrovare gli spazi del ricordo, della fantasia e della preghiera.

La festa, nei nostri giorni, spesso è trasformata in mero divertimento, in sagra priva del sacro. E’ questa la perversione e la follia della festa mutata in divertimento, e quindi privata del sacro. Anzi, per maggior disgrazia, il divertimento stesso è diventato rito e sacro. Un sacro senza Dio!

Questa è pazzia pura. Eppure quando il valore umano del divertimento si ricongiungerà al bisogno di riallacciarsi al sacro e alla fede, ritornerà l’armonia. Don Bosco insegna.

GCM 01.09.12, pubblicato 18.11.12