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Contemplazione e festa

L’anima del vero divertimento è la festa. L’anima della festa è Dio. Dio ci anima, inserendosi tra le creature con la sua presenza e la sua gloria, e, personalmente, con l’umanazione di suo figlio, Gesù.

Per noi l’anima di ogni festa è Gesù. Gesù si innesta continuamente nell’umanità, nell’Eucarestia. Perciò per noi fiduciosi in Gesù, l’anima della festa, di ogni festa, è Gesù.

Quel Gesù, che, entrato in noi, ci semina e ci pervade di Spirito Santo. Per assaporare soavemente lo Spirito, è necessario completare il divertimento della festa, con il sorriso silenzioso della contemplazione. Senza contemplazione la festa si conclude nella tristezza leopardiana. La contemplazione è un riposo in Dio, per essere rilanciati nell’operare, ossia nel collaborare con il Padre nel custodire e nel completare la sua opera, e nel renderci amorevolmente utili ai fratelli.

L’opera, che non nasce dalla contemplazione, si conchiude in sé e non si lancia nel futuro. L’opera, preceduta dalla contemplazione, si apre fino alla vita eterna.

Una festa senza contemplazione ci lascia l’amaro di una giornata vana e perduta. Alcuni soffocano l’amaro nel piacere, dove trovano una maggiore amarezza, da immergere nel sonno. Una festa, accompagnata dalla contemplazione, termina in un sonno che prolunga la pace della contemplazione.

Nell’Antico Testamento Dio ripudiava le feste, anche a carattere religioso, nelle quali lui non era presente. Gli uomini lo rendevano presente osservando la sua parola.

Noi, la presenza di Dio in Gesù ce l’abbiamo vicina. Approfittiamone per far festa.

GCM 02.09.12