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Sorrisi mancati

Chissà perché i miei educatori si sono divertiti a presentarmi la messa come un sacrificio. Sacrificio in sè (Gesù che si sacrifica), e sacrificio per chi assiste e non capisce il “mistero” che lo coinvolge.

Gesù diceva che si deve far festa, quando lo sposo è presente. Egli si riferiva alla propria presenza. Or bene, nella messa non è presente lo sposo? I tre modi di presenza di Gesù sono lampanti: comunità raccolta, Parola rivissuta, Eucarestia attuata.

Gesù presente è gioia. Purtroppo perfino quando Gesù Eucarestia è regalato (dono impareggiabile!) nelle mani dei presenti, affinché se ne cibino, perfino nel dare e nel ricevere quel dono, troviamo un prete accigliato e un ricevente serioso. La presenza declamata dello sposo (“Questo è il corpo di Cristo”) è detta senza sorriso, e il riceverla si nasconde dietro un “amen” senza sorriso, senza senso e detto fuori tempo. E’ il momento della festa per la presenza dello sposo, e la gente si fa seria, cupa e taciturna.

Il non cristiano, che assiste a quel rito chiuso, non può lamentarsi per una festa in atto, come fece il figlio maggiore del padre della parabola lucana.

E’ la festa dell’alzata dei calici (purtroppo oggi di norma l’alza soltanto il prete) e la chiesa si riempie di tristezza, al posto della gioia dell’incontro. Il Gesù dono diventa un possesso privato, da sfruttare con un tipo di raccoglimento.

Le persone, che ricevono Gesù, non si accostano cantando, tripudiando, sorridendo. Sembra che si accostino a un castigo e non a un dono.

Per fortuna, Gesù è buono, e sa leggere il rispetto nel silenzio, la buona volontà nell’esecuzione del rito, perché lui gioisce sempre nel darsi.

GCM 29.03.10   -  pubbl. 28.06.10