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Innocenza ridonata

L’uomo nasce innocente - nudo dice la Genesi - e può perdere la propria innocenza. Adamo è l’emblema di ogni avventura umana.

Gesù, che non era stato deturpato dalla teoria del peccato originale, è apertamente di questa convinzione: dei bambini è il regno dei cieli.

L’innocenza si perde, quando il desiderio si spinge oltre i limiti umani, seguendo la scontentezza naturale per non avere di più “qui e subito”. La scontentezza naturale del limite, ci spinge a uscirne. Fuori del limite umano, c’è solo Dio. La nostra scontentezza è essenzialmente per farci desiderare l’infinito: essa è provvidenzialmente insita nella natura per desiderare continuamente Dio. Eva e Adamo errano perché non desiderano Dio, ma essere loro il dio di se stessi. Perdono la propria innocenza perché vogliono “vedere troppo: il bene e il male”. Però non un bene nella sua sede (Dio), ma un bene assoluto, collocato dentro le pieghe di loro stessi, esseri limitati.

Così stracciano la propria nativa innocenza. E ciò che, per il bambino, è gioco, diventa lavoro sudato per chi ha perso l’innocenza.

Gesù e Maria si mantengono innocenti. E Gesù ha l’incarico di restituire l’innocenza originaria. Maria è destinata a perpetuare la verginità fondamentale.

Gesù è venuto affinché con lui, attraverso la fede e, all’occasione, il pentimento, noi si riacquisti l’innocenza e la verginità. Gesù non toglie il naturale limite dell’uomo - dotato del desiderio di infinito - ma restituisce l’innocenza a noi, che crediamo in lui.

Proprio perché Gesù ci spinge a “rientrare nei limiti”, ci assicura la nostra liberazione e libertà. Rientrare nei limiti, infranti dall’ambizione dell’Adamo che ruggisce in noi, è un  farci godere di tutta la sublime libertà possibile all’uomo.

GCM 18.10.09