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Fiducia nella bontà

Bontà esigo non sacrifici. Così troviamo in Matteo. Bontà: è il termine base (elèos), che ha lo stesso tema dinamico di “eleison”. Dio, che è il buono per eccellenza, vuole (il termine greco è proprio thelo) bontà, esige bontà e non sacrifici.

Aver bontà con gli altri: ritroviamo il tema eleos, quando il re redarguisce il suddito, cui è stato condonato un grande debito, e che non è stato pronto a condonare un piccolo debito al collega.

Il senso di bontà serpeggia sempre dentro il termine eleos. E quando noi chiediamo misericordia a Dio, con il nostro “eleison” puntiamo sulle bontà di Dio, sicuri di questa bontà.

Nell’eleos - termine ricco di contenuti - noi leggiamo anche la misericordia, la fedeltà di Dio alla sua parola, l’attenzione di Dio per noi. Sentiamo tutto il contenuto della sua grande bontà.

La stessa invocazione è rivolta anche a Gesù: Christe, eleison. Forse con Gesù è più facile evidenziare la parte affettiva del termine.

Gesù piange su Lazzaro, s’impietosisce con la vedova di Naim, ama il ricco che chiede di seguirlo eppure si ritira, dichiara amici gli Apostoli, ha tenerezza per la gente affamata e moltiplica il pane. Con Gesù è più facile. Proprio questa “facilità” ci aiuta a comprendere il valore di fede del termine “eleison”. E’ più facile anche comprendere l’eleos del Padre.
Chi vede Gesù vede il Padre.

Gesù è la semplice traduzione di Dio, una cordiale traduzione della grandezza e dell’onnipotenza di Dio.

A Gesù rivolgiamo il Kyrie eleison sorridendogli, perché lui, uomo, conosce le nostre debolezze e i nostri limiti.

Sì, Gesù: Kyrie, eleison.

GCM 22.01.10