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Messa, fuoco

A poco a poco, mentre la fede, come tarlo benefico, penetra in noi, acquistiamo anche le sensazioni della fede: la dolcezza di riconoscere Dio come Padre, la gioia di ritrovarci fratelli di Gesù, la serenità nello Spirito Santo che sostiene il nostro sguardo verso il futuro, attraverso la beata speranza della vita che non finisce.

La stessa preghiera, quando davvero parliamo da figli al Padre, ci lascia sempre una dolcezza in bocca e nel cuore.

La fede è dono, è grazia. Grazia mantenuta in noi in forza della grazia stessa, che si rinnova e ci accompagna, non come meccanismo fisso, ma come dialogo continuo e rieditato con lo Spirito Santo. A proposito di grazia (termine diventato ambiguo dopo che è stato manomesso dal giornalismo sportivo!), ricordo un superiore, che decideva sempre sicuro della proprie idee, talvolta strampalate, perché affermava di usufruire delle grazia di stato, come allora era consuetudine dire. Forse non dubitava neppure che la “grazia di stato” si poteva perdere, poiché perfino la cosiddetta “grazia santificante” era soggetta ad essere perduta.

Sull’altare si offre pane e vino: però con il pane e il vino ci siamo noi. Anzi di più, nella messa entriamo tutti. La messa è una fornace di Spirito Santo, nella quale ci immergiamo per essere ogni giorno purificati dalle nostre scorie e poi resi incandescenti nella trasformazione di Spirito Santo.

Entrare nella messa è entrare nel fuoco dello Spirito, nel roveto ardente davanti al quale Mosè doveva fermarsi. Nella messa si attua quel battesimo in Spirito Santo e fuoco, che Gesù aveva promesso, e che il Battista aveva annunciato. Nella messa si perpetua e la Pasqua e la Pentecoste, dalla quale si forma la Chiesa.

GCM 11.02.10