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Discernimento  

È proprio sempre esatto il dire che colui che “fa” la volontà dei superiori, “fa” la volontà di Dio? Evidentemente non sempre. L’esempio più chiaro è Gesù, il quale, se avesse eseguito la volontà dei superiori, non avrebbe compiuto la volontà di Dio.

E cominciò presto. A dodici anni non compie la volontà di Giuseppe e di Maria, per fare la volontà di Dio: “Non sapevate che io devo fare la volontà del Padre?”.

È vero che ci sono dei santi, che non facevano nulla senza il beneplacet del superiore. Ne ho conosciuto personalmente uno, che però non è stato ancora canonizzato. Però c’è stato un episodio nella sua vita. Per obbedire alla volontà dei superiori, che l’avevano trasferito, egli fisicamente e psichicamente deperiva, tanto che “i superiori” lo rispedirono al “suo posto”, dove condusse un’intensa e semplice vita di preghiera e di carità. Ritornato nel suo ambiente si ristabilì anche fisicamente e visse per lunghi anni.

Certamente l’obbedienza agli altri – uomini come tutti – non sveste le persone dalla virtù del discernimento. “Sapete interpretare la variazione dell’atmosfera, e non riuscite a vedere i segni che avete sotto il naso”.

Il discernimento è un dono dello Spirito Santo. “Prego che il vostro amore cresca ulteriormente in conoscenza e in ogni discernimento, affinché apprezziate le cose migliori, e così siate puri e irreprensibili per il giorno di Cristo” (Fil 1, 9-10).

Il discernimento si attua confrontandoci con il Vangelo.

13.10.16