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Grazia contro natura?

A un visitatore (ispettore) interno all’ordine ho fatto notare che per formare un “fraternità” conventuale, si richiede molto tempo per trovare una possibilità di intesa psicologica tra le persone, che lentamente si conoscano, apprezzino le qualità degli altri e si aprano alla reciproca confidenza.

Mi fu fatto l’obiezione: noi ci uniamo con una esigenza e con una motivazione superiore, che è la vocazione. Ci ho ripensato: la grazia di Dio (termine astratto!) quindi può “non adattarsi alla psicologia dell’uomo”. Allora perché Dio non guarda all’uomo, quando lo sceglie?

Come conseguenza: che valore riveste l’incarnazione di “Colui che nasce da donna”, come dice S. Paolo?

Io osservo con quale cura, il Padre ha preparato quell’uomo, che doveva essere uomo Dio.

Ha cominciato con scegliergli una madre. Premettiamo: Dio ha creato le persone umane, secondo il suo progetto. Egli conosceva bene le leggi dell’ereditarietà, e la scelta di quella fanciulla, Maria, fu compiuta sapendo quali influssi biologici quella fanciulla avrebbe inviato al figlio, influssi tutto personali, dato un unico DNA versato nel figlio: quel figlio dotato di una sensibilità molto fine.

Poi Dio, perché quel bambino si sviluppasse con un’educazione adeguata, gli scelse un padre “putativo”, invitandolo, in sogno, di non ripudiare Maria e, con lei, l’opera di Spirito Santo attuata in lei. Dio scelse Giuseppe così, a caso, o con una bella capacità intellettiva di scelta… capacità divina?

Oggi si formano le “fraternità” con l’oculatezza di Dio?

28.09.16