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Espansione e fuga 3

Quale tipo di amore richiede una fraternità francescana, per non essere sfuggita dai fratelli?

Si afferma che la comunità è radunata dall’amore di Dio, che dona l’unità nello Spirito Santo. Ed è verissimo! Spesso questa realtà si insabbia nel recinto intellettivo, e non si insinua nel vissuto pratico.

Sappiamo che la realtà di Dio arriva a noi, attraverso le dinamiche della nostra umanità. Il Padre stesso per raggiungerci definitivamente ha voluto la carne di Gesù.

Per amarci davvero, non da fratelli, ma come fratelli, gli incentivi psichici sono molti. Ci possiamo però amare da fratelli se ci sentiamo davvero figli dello stesso Padre.

L’inizio di ogni amore è l’affinità elettiva. La stessa che produce l’amicizia. L’amicizia tra persone dello stesso sesso si basa su quell’affinità, che durante l’adolescenza era segnata dal fatto di essere dello stesso sesso. Non occorre certamente essere omosessuali conclamati secondo gli schemi correnti dell’omosessualità. Basta far destare in noi i sentimenti di affinità nell’intendere e nel sentire.

Eppure se l’amicizia (vera amicizia, non a parole, quelle parole che scambiano per amicizia la semplice conoscenza o la convivenza) non precede la fratellanza, l’amicizia nei conventi  non si verifica,  se non è preceduta dall’accorgersi concreto che “esiste l’altro”: l’altro che si incontra fin dal mattino, e al quale non si rivolge neppure il buongiorno.

Accorgerci dell’altro, dei suoi pregi e dei suoi limiti, è l’acciarino che accende un convivere corretto.

GCM 28.04.13