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Sopportazione e stima

Per affiatarci tra di noi, dentro la stessa casa o dentro la stessa comunità, da dove iniziare?
Ho avuto due “incipit”: cominciare con il sopportarci, oppure iniziare con lo stimarci. Due inizi molto diversi. Il primo parte dalla certezza che l’altro sbaglia (il che spesso è vero); il secondo muove dalla certezza che l’altro possiede le qualità per non sbagliare, soprattutto se si considera che l’altro, bravo o incapace, è sempre un figlio di Dio. Il primo si inizia con pessimismo; il secondo con ottimismo. Il primo vede ciò che chi vede l’altro può o vuole fare; il secondo osserva ciò che l’altro è in grado di fare. Il primo è striato di egoismo, il secondo di empatia altruistica.
Gesù ci ha indicato di “perdonarci”, ossia di far emergere le nostre capacità di bontà.
Il primo si ferma nella tristezza. Il secondo comincia con il sorriso. Il primo pende nell’Antico Testamento. Il secondo vive la bella notizia della liberazione dovuta a Gesù nel Nuovo Testamento.
Non sono due modalità antitetiche, ma due strade parallele, accolte da Dio lungo la storia di tutto il popolo di Dio.
La scelta (sì, perché di scelta libera si tratta) di una delle due vie può dipendere da molti fattori: struttura caratteriale, livello di maturazione psichica e spirituale e di fede, educazione, catechesi, ambiente familiare scolastico sociale, cultura, e altro.
Comunque la prima patisce di alcune zone d’ombra, mentre la seconda si espone alla luce del Vangelo, che ci assicura di essere tutti figli di Dio.
09.12.14