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La mistica di Dio

Il Dio di Gesù, il nostro Dio, non è indifferente nei confronti del desiderio umano di “sperimentarlo”. Lui stesso così si esprime, soprattutto nella tradizione monoteistica. L’Assoluto-Dio, da sempre viene incontro a ciò e a quelli, che lui stesso crea.

Egli viene incontro al mistico già fin dalla trasparenza del creato. Il creato è il primo incontro Dio-uomo. Ecco perciò la gioia della contemplazione, per esempio di un tramonto, la gioia del poetare del cantare del danzare l’universo nella sua bellezza e nel suo fervore. Questa trasparenza è vissuta come un rimando all’Altro. Purtroppo ecco l’autoinganno del panteismo: il fermarci alle cose, per vedervi rinserrato l’Assoluto o gli Assoluti.

Ma l’essere umano è dialogico per costituzione. Senza gli altri non sarebbe neppure nato. Perciò nel dialogo ritrova se stesso. Al dialogo umano, soprattutto nella più intima delle sue esigenze, troviamo Dio in dialogo con l’uomo. Mediatori di questo dialogo sono i profeti. Essi cercano di rendere presente questo Dio, nella sua opera per l’uomo, a servizio dell’uomo, nell’agire la propria misericordia.

Ma per l’attuazione della mistica unione con Dio, l’Assoluto, Dio stesso soccorre l’uomo con un’invenzione impensata. Si unisce lui stesso all’uomo, diventando uomo tra uomini, pur non rinnegando se stesso. Dio non può rinnegare se stesso: se Dio scomparisse, con la sua scomparsa ogni realtà sarebbe nulla. Dio, rimanendo ovviamente Dio, si unisce all’uomo mistico più grande, e da quell’unione “personale” scaturisce l’autentica realizzazione mistica dentro un dialogo misterioso, nel quale la persona si ritrova e si bea.

  26.02.17