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 Quali prove?

Siamo nella prova. Così ci ricorda una nota preghiera a Maria, indicata dalle rubriche come conclusione della recita del Breviario, alla quale sono obbligati preti e frati.

La prova è indice di sofferenza, e va bene in armonia con l’altra preghiera alla Madonna: la Salve Regina, quando ci ricordiamo di nuotare in una valle di lacrime. Sembra che si voglia ricordare Maria , per affondarci nella depressione. Di tutt’altro parere fu l’Angelo Gabriele, quando salutò la Madonna con un “Rallegrati, Maria!”

E’ innegabile che tutti noi abbiamo una certa quota di lacrime, eppure Paolo ci ricorda il “Dio che consola”.

“Essere nella prova” potrebbe subire un’altra lettura. Quando noi facciamo le prove per prepararci alla Sacra Rappresentazione, quelle prove non sono lacrime, ma esercizio per la bellezza e per la gioia.

L’amore che sperimentiamo non è forse una prova di Paradiso? Negli  occhi di Elisabetta, quando s’accosta, bambina, all’Eucarestia, non c’è forse una prova di Paradiso? E le feste, il tramonto, la carezza, la scoperta di una verità, il gusto del Vangelo, non sono forse chiare prove di Paradiso?

Siamo nella prova solo in parte per soffrire, perché ancora siamo in “questo esilio”. Ma le prove più significative sono i numerosi anticipi di Paradiso. Il nostro esilio non è tutto spine, anzi per chi crede è un esilio dorato. Misto sì a inciampi dolorosi (il più grave dei quali è il peccato), ma anche corredato da gioie. Tra esse, anche la gioia di risollevarci dal peccato, che è un modo con cui il Padre anticipa il suo abbraccio definitivo.

  GCM 16.11.14