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Sì, confidare non nuoce  

Per grazia di nostro Padre, nessuna autorità politica o religiosa ed ecclesiastica, è in grado di impedirci di confidare nel Padre. Questa è la radice di una serenità di fondo, pur in mezzo a sofferenze e incomprensioni. Confidare nel Padre, perché egli è presente a noi, in ogni circostanza, per quanto dolorosa, ci troviamo. È presente e sa quali energie psichiche e spirituali ridesta in noi.

I Salmi, che recitiamo quotidianamente, sono pieni di amarezza, di dolore, di grida, di richiesta. Talvolta, ci ritroviamo quasi descritti dai Salmi. Gesù da buon ebreo li recitava, e ne era tanto impregnato, che perfino sulla croce, prima di morire, li ricorda e li recita. Le sofferenze ricordate dai Salmi, hanno due origini: il nostro peccare e l’oppressione dei potenti. Peccati e autorità: scaturigini di sofferenza, eppure occasioni di implorazione e di preghiera. Dopo la sofferenza, alleviata o vinta, i Salmi ci insegnano la gioia e la lode. Talvolta la lode è semplicemente in vista di un beneficio atteso e sperato.

Comunque la disgrazia più grande è quella di smettere la fiducia nel Padre. Passi il calice, però sia fatto ciò che a te piace, perché al tuo piacere segue la tua consolazione. La croce è unita a doppio filo alla risurrezione. Vediamo la risurrezione, durante la croce: Oggi sarai con me nel Paradiso. Il Padre, proprio quando ci scorge sofferenti, tiene pronto il dono della risurrezione. Le sofferenze sono inevitabili, perché il peccato e le “autorità” sono sempre alla porta, con il loro pungolo, che non lascia scampo. Però la prospettiva della consolazione ci fa superare il peccato, e sopportare i tiranni.

3.02.17