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Attenzione a non privarci del dono di Dio 

Alcuni religiosi e alcune religiose sentono l'obbligo di “tendere alla perfezione”. Ben per loro. Possono utilizzare tutti i mezzi a loro disposizione per questa scalata al perfezionismo.

Forse non è opportuno che si servano dei sacramenti, come mezzi per il loro perfezionamento: un aiuto di Dio per i nostri scopi. La perfezione, spesso espressione del nostro io ideale (quello che la società o la cultura ci propongono), è una bell'opera estetica, ma non è l'arrivo di Dio nel cuore.

Dio arriva come vuole lui, quando lui vuole, secondo il suo progetto. E il progetto di Dio è la santificazione e la santità “sua” in noi. Santità che è insita nella stessa fede in Gesù. Chi crede davvero è santo. Costituito santo per la fede in Gesù. Questa non è un'affermazione mia, ma comunicazione di S. Paolo, attraverso il quale ci illumina lo Spirito stesso di Dio.

La santità, che è connessa con il credere è opera di Dio, regalo di Dio, perché il semplice credere in Gesù (nostro cibo quotidiano) è già radicalmente opera di Dio.

La santità è dono di nostro Padre, gratuito. Come la nostra vita è dono, non conquista del vivente. La perfezione, che non è obbligatoria per attuare la santità, è costruzione, anche bella, dell'uomo.

La santità è dono. Non occorre diventare santi: già lo siamo. L'unica cosa che deve fare l'uomo riguardo alla santità, è quella di “non perderla con il peccato dell'infedeltà a Gesù e al Padre di Gesù”.

Godiamo tranquillamente la nostra santità e... cerchiamo di conservarla.

29.11.16