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Dissoluzione e speranza

Gesù visse e operò dentro una società ebraico-romana, che si stava dissolvendo. Eppure, proprio lì, porta la salvezza. Non la salvezza politica di un popolo sofferente, ma la salvezza tramite la speranza in una situazione più profonda. In una situazione disperata, Gesù incuteva speranza. Non una speranza che ricostruisce un passato, ma una speranza che crea il nuovo futuro. Quale? I secoli ce lo dicono. Un futuro segnato da Dio: allora è giunto a voi il Regno di Dio.

Nelle difficoltà gravi, come il dissolvimento di una comunità religiosa, la speranza ci incita a guardare avanti. Almeno fidandoci di quel Gesù, uomo che ci indica nuove luci per il futuro. Ciò riguarda il piccolo mondo di un convento di Vicenza, ma riguarda in modo cogente e necessario il futuro di una Chiesa, che in qualche giorno viva bocconi.

Sicuramente una speranza durante un dissolvimento non è forza d'uomo, ma competenza unica dello Spirito Santo, della sola dinamica di Dio, che si effonde nel cuore degli uomini.

La speranza nel futuro, quando il presente ce lo nasconde o addirittura ce lo nega, è una virtù difficile, perfino impossibile, se non interviene l'amore soccorrevole del Padre. Il distaccarci da una situazione tenacemente sposata, è il vivere un lutto. E nel lutto, solo la speranza ci aiuta a scorgere le prospettive del futuro. È necessario individuare nel “residuato” del presente ciò che ci preannuncia una possibilità futura. Dopo il lutto e nel lutto si può già ricavare linee ancora vive per il futuro, linee che sono da un lato, nuove prospettive nel mondo, e da un lato credere nella prospettiva della Risurrezione in Gesù.

19.05.17